S’intende per rumore un suono che provoca una sensazione sgradevole, fastidiosa o intollerabile.
Il suono è un’oscillazione di pressione che si propaga in un mezzo elastico sia esso gassoso, liquido o solido. Un suono che si trasmette in aria non provoca un suo spostamento, ma la vibrazione d’ogni sua molecola intorno ad una posizione di equilibrio. Si determinano così piccole variazioni di pressione rispetto alla pressione media, che si propagano come onde e giungono all’orecchio producendo la sensazione sonora.
Le variazioni della pressione sono descritte da una funzione sinusoidale caratterizzata dalle seguenti grandezze:
• frequenza: numero di oscillazioni complete nell’unità di tempo (Hz);
• periodo: durata di un ciclo completo di oscillazione (s), tale grandezza è l’inverso della frequenza;
• velocità di propagazione: velocità con la quale la perturbazione si propaga nel mezzo, in dipendenza dalle caratteristiche del mezzo stesso (m/s), in aria è pari a circa 344 m/s;
• lunghezza d’onda: distanza percorsa dall’onda sonora in un periodo (m);
• ampiezza: valore massimo dell’oscillazione di pressione (N/m²).
Se le onde hanno una frequenza compresa fra 20 e 20000 Hz ed ampiezza superiore ad una certa entità, che dipende dalla frequenza, l’orecchio umano è in grado di percepirle.
Gli effetti nocivi del rumore sull’uomo si dividono in:
• uditivi diretti sull’organo dell’udito;
• extra uditivi che possono interessare vari organi ed apparati.
Gli effetti uditivi, per esposizione protratta al rumore, possono sintetizzarsi in modificazioni irreversibili (sordità da rumore) e in modificazioni reversibili per trauma acustico acuto. Un’esposizione ad un rumore estremamente intenso può anche lacerare il timpano producendo una perdita uditiva molto accentuata, mentre un rumore meno elevato ma intenso, determinerà una lesione alle strutture dell’orecchio interno che non riusciranno più a trasmettere in modo completo gli impulsi al cervello.
Gli effetti extrauditivi, possibili anche per esposizioni inferiori a quelli considerate dannose per l’udito, si manifestano anche sulla base di una maggiore o minore sensibilità individuale, possono colpire il sistema nervoso, l’apparato gastrointestinale, l’apparato cardio-circolatorio: con aumento della frequenza cardiaca, costrizione dei vasi periferici, aumento della pressione arteriosa e l’apparato respiratorio. Inoltre si potranno avere disturbi sul carattere, eccitazione, depressione, nevrosi, disturbi sessuali.
Come conseguenza, quindi, si determinano disturbi nella vita di relazione con conseguenze negative sull’attività lavorativa e con notevole incremento del rischio di infortunio.
Valore di azione: il valore di esposizione oltre il quale si ha l’obbligo di attuare misure di tutela dei lavoratori esposti, come l’informazione, di ridurre il rischio e di attivare la sorveglianza sanitaria.
Valore limite: il valore di esposizione oltre il quale l’esposizione è vietata.
Pressione acustica di picco (Ppeak): valore massimo della pressione acustica istantanea ponderata in frequenza C.
Livello di esposizione giornaliera al rumore: valore medio, ponderato in funzione del tempo, dei livelli di esposizione al rumore per una giornata lavorativa nominale di otto ore, definito dalla norma internazionale ISO 1999: 1990 punto 3.6. Si riferisce a tutti i rumori sul lavoro, incluso il rumore impulsivo.
Livello di esposizione settimanale al rumore : valore medio, ponderato in funzione del tempo, dei livelli di esposizione giornaliera al rumore per una settimana nominale di cinque giornate lavorative di otto ore, definito dalla norma internazionale ISO 1999: 1990 punto 3.6, nota 2.
Livelli di Esposizione
Il D. Lgs. 9 Aprile 2008, n. 81 all’art. 189 stabilisce i seguenti valori limite di esposizione e valori di azione in relazione al livello di esposizione giornaliera al rumore e alla pressione acustica di picco:
• valori limite di esposizione LEX,8h= 87 dB(A) e Ppeak = 200 Pa (140 dB(C) riferito a 20 (micro)Pa);
• valori superiori di azione: rispettivamente LEX,8h = 85 dB(A) e Ppeak = 140 Pa (137 dB(C) riferito a 20 (microPa));
• valori inferiori di azione: rispettivamente LEX,8h = 80 dB(A) e Ppeak = 112 Pa (135 dB(C) riferito a 20 (microPa)).
(Art. 189 comma 2, D. Lgs. 81/08) Se l’esposizione giornaliera al rumore varia significativamente, da una giornata di lavoro all’altra, è possibile sostituire il livello di esposizione giornaliera al rumore con il livello di esposizione settimanale a condizione che:
• il livello di esposizione settimanale al rumore, come dimostrato da un controllo idoneo, non ecceda il valore limite di esposizione di 87 dB(A);
• siano adottate le adeguate misure per ridurre al minimo i rischi associati a tali attività.