La valutazione dei rischi: un po’ di storia

rn

A partire dagli anni ’70 fino ad oggi sono stati sviluppati vari schemi per la valutazione ed il controllo dei rischi.nnQuesti schemi essenzialmente consistono di una matrice che descrive la probabilità che si verifichi un evento e la severità associata ad esso.nnLe matrici di rischio sono delle tabelle in cui la combinazione di certi parametri porta all’individuazione di un livello di rischio per ogni tipo di evento rischioso considerato.nnLa matrice di rischio standard è bidirezionale (BSI, 2004; Harms-Ringdahl, 2001;nnRouhiainen & Gunnerhed, 2002), ma può avere anche più di due dimensioni (Görnemann,2007).nnIn aggiunta alle matrici di rischio possono essere utilizzati dei grafici di rischio (Aneziris, 2006; Brandsæter, 2002; ISO, 2007). In Europa, in accordo ad uno standard ampiamente usato, BS 8800:2004, vengono identificati tre livelli di danno sulla salute (lieve, moderato e alto) e il numero delle categorie di rischio è pari a cinque (Molto basso; Basso; Medio; Alto; Molto alto); inoltre, tre variabili di rischio vengono ottenute dalla valutazione della tollerabilità al rischio (etichettate come:nnrischio accettabile, tollerabile, inaccettabile).nnWoodruff (2005) in Inghilterra ha proposto un altro tipo di modello di valutazione che si basa sulla seguente:nnR = S × P.nnDove R indica il rischio, S la severità del danno e P la probabilità dell’occorrenza del danno. Inserendo dei valori di accettazione in tale equazione si ottengono due equazioni, una per il limite minimo ed una per il limite massimo di tollerabilità di un danno. Infine, viene creata una matrice di rischio in cui l’ordinata è costituita dalla probabilità dell’occorrenza del danno (P) e l’ascissa dalla severità del danno (S), e sono determinati tre livelli di rischio (accettabile, tollerabile, inaccettabile).nnRecentemente sono stati sviluppati altri modelli per la quantificazione dei rischi occupazionali che si basano sul concetto di diagrammi a blocchi funzionali (Aneziris et al., 2006; De Vries & Stein, 2008; Papazoglou, 1998; Papazoglou & Ale, 2007).nnQuesti modelli incorporano i vantaggi degli alberi di eventi nei quali possono trovare posto eventi a multistadi e il calcolo delle probabilità di accadimento tra eventi dipendenti.nnAltri modelli sono: l’Workplace Exposure Assessment, sviluppato negli USA, che si basa su questionari e che consente di valutare l’esposizione ad agenti biologici, chimici e fisici e di classificare su tre livelli l’esposizione al rischio (basso, medio, alto); EAS (Booher et al., 2005) che combina l’informazione sull’esposizione al rischio (per agenti biologici, chimici e fisici) con informazioni riguardanti il rischio sulla salute.

rn