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nnNell’intervista il Dott. Bochicchio – Direttore del reparto radioattività dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) – sottolinea come i livelli di radioattività registrati in Italia nei giorni successivi all’incidente nucleare in Giappone siano stati talmente bassi da rendere superflua qualunque raccomandazione sanitaria, al contrario di quanto avvenne nel 1986 quando – in seguito all’incidente di ÄŒernobyl e ai maggiori livelli di contaminazione registrati sul nostro territorio - venne raccomandata la limitazione del consumo di latte per i neonati e di verdure a foglie larghe per un paio di settimane circa per ridurre l’ingestione di iodio.nnAnche per quantificare i possibili effetti di lungo periodo l’esperto si aiuta con un confronto su quanto successo in Italia ai tempi di ÄŒernobyl: nel nostro paese arrivarono delle dosi medie di circa 1 milliSievert per persona e in base a questo L’Istituto Superiore di Sanità stimò che nel corso dei successivi decenni sarebbero avvenuti in Italia circa 3000 casi di decessi per tumore. nnLe dosi arrivate in Italia a seguito dell’incidente di Fukushima sembrano essere almeno 1000 volte più basse e quindi il numero di casi associati sarà un numero estremamente ridotto se non addirittura nullo.nnARPATnn
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