Interventi di bonifica di serbatoi interrati, ossia di manufatti di produzione industriale installati sotto il piano di campagna con mancanza della diretta e visiva ispezionabilità della superficie esterna. Quando il serbatoio viene escluso dal ciclo produttivo/commerciale, si ha la dismissione, ossia la messa fuori uso del serbatoio, che comporta lo svuotamento del serbatoio e la disconnessione fisica delle linee di erogazione/alimentazione.
In ogni caso, è obbligatorio effettuare la bonifica e la messa in sicurezza (temporanea o definitiva) del serbatoio per evitare il rischio di contaminazioni del suolo o di infiammabilità del liquido o dei vapori contenuti all’interno del serbatoio.
In particolare, la bonifica prevede le seguenti fasi lavorative:
o Predisposizione del cantiere ed organizzazione delle emergenze;
o Apertura del tombino;
o Prova con esplosimetro;
o Pulizia del pozzetto;
o Apertura del passo d’uomo;
o Prova con esplosimetro
o Recupero residui e fondami;
o Pulizia del serbatoio;
o Restituzione del serbatoio con relativo rilascio del certificato gas-free.
Tutti i lavoratori in ambienti confinati devono essere adeguatamente informati, formati e addestrati alla loro mansione specifica, tenendo conto dei seguenti aspetti: esposizione ai rischi chimici, ai rischi fisici, ai rischi infortunistici, condivisione e padronanza delle procedure e modalità operative necessarie per ridurre al minimo i rischi lavorativi, utilizzo corretto dei DPI (anche di III categoria, per i quali è obbligatorio un addestramento specifico) e delle relative indicazioni e controindicazioni all’uso, significato della segnaletica di sicurezza e degli allarmi ottico/acustici, gestione ed esecuzione delle procedure di salvataggio/evacuazione.
Come principio generale, non dovrebbero essere eseguiti lavori all’interno di ambienti confinati, quali vasche, canalizzazioni, tubazioni, serbatoi, recipienti, silo. Qualora si renda necessario operare all’interno, si devono applicare opportune misure tecniche ed organizzative specifiche, quali l’autorizzazione del Datore di lavoro e la nomina di un Responsabile dei Lavori.
Il Responsabile dei lavori, prima di consentire l’accesso, si accerta che:
o gli spazi confinati siano provvisti di aperture di accesso aventi dimensioni tali da poter consentire l’agevole recupero di un lavoratore privo di sensi;
o il personale addetto ai lavori sia stato informato e formato sui rischi connessi all’accesso a spazi confinati ed autorizzato con “Permesso di Lavoro” scritto;
o sia stata correttamente delimitata e segnalata l’area operativa per evidenziare l’attività in corso ed impedire che persone estranee non possano accedervi;
o sia stata correttamente identificata la sostanza precedentemente contenuta all’interno dello spazio confinato;
o gli eventuali residui ancora presenti nello spazio confinato, siano non estraibili con i mezzi a disposizione dall’esterno dello stesso;
o le valvole e i dispositivi dei condotti in comunicazione con il recipiente siano chiuse e bloccate;
o le eventuali tubazioni di collegamento allo spazio confinato siano intercettate da flange cieche o da altri dispositivi ritenuti idonei e che sui dispositivi di manovra ne sia chiaramente indicato il divieto di manovra;
o sia disposta una adeguata e sufficiente ventilazione forzata;
o sia predisposta la sorveglianza e l’assistenza dall’esterno. L’addetto incaricato all’assistenza deve accertarsi periodicamente che chi opera all’interno risponda ai suoi richiami, qualora non sia visibile;
o sia predisposta idonea illuminazione e, per gli spazi ampi all’interno dei quali non sia visibile da ogni posizione l’uscita, adeguata segnaletica illuminata per le vie d’uscita;
o per gli spazi confinati che hanno contenuto o contengono residui di prodotti petroliferi o derivati o comunque infiammabili e/o combustibili, le attrezzature e l’abbigliamento siano atti ad evitare scintille di origine meccanica o elettrica. In particolare, si assicura che il personale che deve accedervi non indossi scarpe chiodate o indumenti in fibra sintetica, non utilizzi attrezzature ed utensili in ferro, non porti con sé fiammiferi ed accendini, non siano eseguiti lavori a caldo nel locale interessato e in quelli eventualmente adiacenti.
I sistemi di illuminazione portatili o fissi, utilizzati per lavori all’interno di spazi confinanti devono soddisfare i seguenti requisiti:
o avere l’impugnatura in materiale isolante e non igroscopico;
o avere le parti in tensione, o che possono essere messe in tensione in seguito a guasti, completamente protette in modo da evitare ogni possibilità di contatto accidentale;
o essere munite di gabbia di protezione della lampadina;
o garantire il perfetto isolamento delle parti in tensione dalle parti metalliche eventualmente fissate all’impugnatura;
o devono essere alimentate a tensione non superiore a 25 Volt verso terra (se la corrente di alimentazione di dette lampade è fornita attraverso un trasformatore, questo deve avere avvolgimenti, primario e secondario, separati ed isolati tra di loro);
o essere provviste di un involucro di vetro;
o sia stato rilasciato dal tecnico competente il “Certificato di agibilità” dell’ambiente che attesti che la percentuale di ossigeno e dei gas tossici siano tali da consentire l’ingresso ala personale addetto in condizioni di sicurezza.
Per la presenza dei rischi di esplosione, incendio, intossicazione e asfissia, l’operazione di bonifica deve essere eseguita da almeno tre addetti, formati, informati ed addestrati, ben organizzati e coordinati tra loro:
o un addetto, deputato alla pulizia interna del serbatoio, dovrà indossare abiti e calzature protettivi di tipo antistatico/anti deflagrante, non necessari per sostanze non infiammabili; imbragatura con gancio di recupero all’altezza della base del collo al quale sarà legata una fune comunicante con l’esterno; maschera pieno facciale con alimentazione d’aria diretta in leggera sovrappressione rispetto all’ambiente.
o un secondo addetto, anch’esso con imbragatura, avrà compiti di assistenza tecnica diretta al primo durante tutta la fase di bonifica, e di assistenza diretta in caso di situazioni di pericolo e di emergenza. In particolare dovrà favorire l’uscita rapida dal serbatoio del primo addetto o l’eventuale recupero a corpo morto utilizzando allo scopo la fune di recupero, meglio se collegata a treppiede con verricello. Egli dovrà disporre, anche se con obbligo di uso solo in caso di emergenza, di maschera e indumenti analoghi a quelli del primo.
o il terzo addetto, in qualità di sovrintendente, sarà deputato ad operazioni generali (controllo comandi di pompe e ventilatori, recupero secchi in uscita dal serbatoio ecc.), alla fornitura ai colleghi di attrezzi e materiali vari, all’attivazione delle procedure di soccorso quali chiamate alle forze pubbliche e di soccorso (VVFF, centro antiveleni, P.S. ecc).
Si deve scegliere il dispositivo di ancoraggio più idoneo all’attività lavorativa secondo i due seguenti criteri:
o Se il mezzo principale di accesso in uno spazio confinato è costituito da una scala, il lavoratore deve essere connesso ad un sistema di arresto caduta provvisto di dispositivo di recupero; il sistema permette il recupero del lavoratore in caso di caduta o di incapacità a risalire. Il sistema non deve essere usato da un lavoratore che sale e scende in sospensione.
o Se il mezzo principale di accesso in uno spazio confinato è costituito da un sistema che solleva e fa scendere il lavoratore in sospensione, esso deve essere nello stesso tempo sollevato od abbassato con un argano e deve essere attaccato ad un sistema di arresto caduta provvisto di dispositivo di recupero come dispositivo di sicurezza. Il sistema consente al lavoratore in sospensione di essere sempre agganciato a due funi.