ThyssenKrupp storica sentenza del 15 aprile 2011

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Non è ancora finita, per la ThyssenKrupp. Dopo la storica sentenza del 15 aprile 2011, che equipara per la prima volta la morte sul lavoro di sette operai (uccisi dal rogo nella sede torinese dell’acciaieria il 6 dicembre 2007) a un omicidio volontario, la procura si prepara a procedere a un nuovo processo.nnNon solo. Gli enti locali che verranno risarciti dalla Thyssenkrupp dopo la sentenza di Torino dovranno aiutare i dodici ex lavoratori dell’acciaieria che ancora domenica 17 aprile sono senza occupazione: lo chiedono, con una lettera aperta, gli stessi operai. Regione, Provincia e Comune hanno ottenuto dalla Corte d’Assise quasi due milioni e mezzo; il Comune, inoltre, ha il diritto a ricevere subito un milione, e a rivendicare un ulteriore «danno patrimoniale» con una causa civile.nnTHYSSEN BIS. «È una questione ancora aperta» dicono «ma non certo per colpa nostra. Tra i lavoratori che si sono costituiti parte civile nel processo, dodici sono ancora in attesa di un lavoro sicuro e dignitoso, così come stabilito da un accordo siglato dopo la chiusura dello stabilimento da azienda ed enti locali (tutti costituiti nel processo al fianco degli operai)».nnNel Thyssen-bis, come è già stato chiamato, i pubblici ministeri vogliono procedere contro Berardino Queto, ingegnere e storico collaboratore storico dell’azienda tedesca, e contro le Asl che avrebbero dovuto realizzare i controlli all’interno dello stabilimento torinese.nnI reati  ipotizzati  per Queto sono omicidio colposo e rimozione volontaria di cautele. Durante il primo processo, il consulente è intervenuto come consulente della difesa, ma i magistrati gli vogliono chiedere conto del documento di valutazione del rischio antincendio, che lui stesso aveva messo a punto per l’azienda.nnNUOVE INDAGINI. Si indaga anche per le false testimonianze, gli scarsi controlli dell’Asl, le responsabilità per il caso dei lavoratori colpiti da gravissimo stress emotivo dopo la tragedia.nnIn caso di nuove condanne, ThyssenKrupp potrebbe essere costretta a pagare 9,5 milioni di euro fra indennizzi alle parti civili, pagamento delle spese processuali e sanzioni pecuniarie.nnDenaro che si aggiunge ai 12 milioni e 970 mila euro consegnati ai familiari delle vittime dopo il disastro, per un totale che supera i 21 milioni, ma potrebbe aumentare. Molti infatti possono ancora fare causa civile all’azienda, come per esempio il Comune di Torino o Antonio Boccuzzi, l’unico sopravvissuto al rogo.

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